lunedì 11 maggio 2009

Crisi dei consumi e Nuovi prodotti. Quali?

Siamo arrivati al capolinea. Lo sviluppo tecnologico e le opportunità della globalizzazione di aggiungere ulteriori e meno costose fonti di produzione hanno portato ad un eccesso di capacità produttiva. In pratica si è arrivati ad un livello tale di offerta da superare abbondantemente il livello di domanda.
Un dato per tutti. Gli impianti attualmente esistenti di produzione di automobili possono sfornare 90 milioni di autovetture. La domanda attuale è stimata sui 60 milioni. Nel 1997 la produzione di auto è stata pari a 53 milioni, nel 2007 si è arrivati a 73 milioni.
Dove e a chi si possono quindi vendere questi 30 milioni di auto che eccedono la domanda? Conviene forse dismettere gli impianti e ridurre la produzione? Certamente questo è un caso di eccesso di offerta strutturale, che ben esprime l’identità della società dei consumi. Si tratta di un male latente che dura da parecchio tempo, orientativamente collocabile attorno al 2000. Nel mio libro “La riscossa del Made in Italy”, uscito nel 2007 parlavo del famigerato Patto di Lisbona. A pagina 35 critico le affermazioni di principio del Patto di Lisbona e scrivo testualmente “…il 2010 è ormai vicino, ma assomiglia sempre più ad un tunnel buio del quale non si intravede la luce dell’uscita” E questo lo scrivevo nel 2006!
Ma da cosa è stata influenzata la domanda in questi anni? Dalla pubblicità. E’ la pubblicità che in questi anni si è sostituita al consumatore. E’ la pubblicità che ha creato la domanda. E il credito ha finanziato gli acquisti facili.
Ma ora lo scenario è cambiato. Il calo dei consumi rilancia il consumatore verso una centralità mai vista prima. Il nuovo consumatore diventa più consapevole di ciò che vuole acquistare, più selettivo, più attento a ciò che sta dietro la marca. La marca dà garanzia, ma non basta più solo la garanzia pubblicitaria. E non è un problema di prezzo. Anche a prezzi di puro costo non ci sono garanzie di vendita per ciò che il consumatore non chiede più. L’eccesso di offerta decreta la fine del ciclo di crescita infinita. Ma la crescita non è finita, è solo finita per certi prodotti e riapre un ciclo trainato dal consumatore, su filoni che egli stesso comanda. Sono i filoni della crescita sostenibile, dei prodotti ecocompatibili, dei prodotti ad impatto zero, delle tecnologie che cambiano il modo di vivere e non siano soltanto slogan. La pubblicità quindi non è finita, ma deve cambiare messaggi e mezzi da adeguare a questo nuovo modello di sviluppo. La crisi dei consumi può essere superata a patto di creare un nuovo modello di consumi. E i nuovi modelli devono essere costruiti, oggi, dal consumatore. Questa è la vera novità. Non più fabbriche ed impianti intenti a ricercare improbabili economie di scala, pubblicitari che studiano come farci consumare di più con modelli e stili che interessano sempre meno.
Il nuovo consumatore è Re, e decide in base ad una coscienza legata a prodotti veramente “veri”. Interessante in questo senso l’indagine svolta su un campione di 2000 consumatori, per valutare la loro sensibilità verso le aziende ecosostenibili.
Fammi sapere se ti interessa proseguire sull’argomento. Ti invierò i dati ed i commenti della ricerca e le considerazioni ulteriori sul nuovo cliente ed i nuovi prodotti.

mercoledì 26 novembre 2008

Riflessione sulla crisi

Primo post su questo Blog. Il tema mi prende molto, ma mi prendono molto di più le possibili soluzioni alla crisi. Il problema della crisi di per sè mi prende meno. Del resto nel libro "La riscossa del Made in Italy" dell'anno scorso ho già trattato del problema, parlando del patto di Lisbona, dell'Italia che non cresce, del perchè l'export non funziona più.
Ora vorrei discutere nel concreto come si può fare impresa in tempi di recessione. La prima riflessione, mutuata da Einstein è che i problemi del nostro tempo non possono essere risolti dallo stesso livello di pensiero che ha contribuito a crearli. Ma allora, qual è il nuovo livello di pensiero?